COSA SONO I RIFIUTI MARINI?
Chiamati in inglese marine litter, quando ci riferiamo ai rifiuti marini parliamo di tutto ciò che viene spesso deliberatamante scartato, gettato o abbandonato nell'ambiente marino, andando a inquinare e danneggiarne l'ecosistema.
Tuttavia, non è solo l'abbandono o lo scarto di questi materiali a portarli in acque aperte, ma spesso anche fenomeni naturali: maree, forti venti, tempeste o esondazioni dei fiumi trascinano con sé grosse quantità di oggetti di diversa natura, per non parlare dello sversamento -spesso incontrollato- di acque reflue negli ambienti marini.
Un fenomeno arrivato di recente al centro dell'attenzione comunitaria e dei vari governi, anche in relazione ai risvolti sulla salubrità dei prodotti del mare e alla sua economia, seriamente minacciati dalle circostanze attuali. Un problema di grande importanza, quindi, che sta spingendo verso un maggiore interesse riguardo all'argomento e che ha dato vita a importanti progetti di tutela e pulizia del mare.
I motivi che stanno sollevando maggiore attenzione verso la situazione sono numerosi, tra i quali vi è la salute degli ambienti marini, dei loro abitanti e la nostra, la tutela del patrimonio naturale e della cultura delle popolazioni che vi fanno affidamento per il loro sostentamento. Anche il lavoro risulta un nodo cruciale, in quanto numerose imprese operano a stretto contatto con i mari e il loro prezioso patrimonio, motivo per il quale il suo danneggiamento risulta a sua volta un danno diretto a queste attività.
I PROGETTI IN CAMPO: RIDURRE L'INQUINAMENTO E MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL'AMBIENTE MARINO
In Europa la sensibilità verso l'argomento è in aumento, motivo per il quale stanno nascendo numerosi progetti e un esempio è l'EU BeachCleanup, una serie di attività coordinate e distribuite nei territori costieri d'Europa che hanno l'obiettivo principale di pulire spiagge e acque balneabili.
Anche REMARE "una REte per il MARE" è tra questa serie di programmi europei volti alla tutela dell'ambiente, ma a differenza dall'EU BeachCleanup, dove i protagonisti sono prevalentemente normali cittadini, il progetto REMARE coinvolge e riunisce anche i pescatori.
In particolare, sono stati messe a disposizione le flotte di quasi 400 pescherecci, le quali hanno permesso (nell'estate 2019), da Castellabate a Sapri, di raccogliere in quattro mesi l'enorme quantitativo di 19 tonnellate di rifiuti marini e di registrarli attraverso un giornale di bordo ad hoc.
Il programma messo in campo da REMARE è diventato quindi uno strumento prezioso anche al fine di catalogare tipologie e quantità di rifiuti marini: la plastica rappresentava il 64% del totale, il vetro l'8%, gli attrezzi da pesca e legno entrambi circa il 4%, mentre il rimanente 20% era costituito da scarti e materiali di natura diversa: metalli, tessuti e abbigliamento e rifiuti vari. Una volta in porto, i rifiuti raccolti sono stati smistati nei contenitori adibiti dalle varie municipalità e nel rispetto delle disposizioni in materia di riciclaggio.
Parallelamente, si sono svolte numerose campagne con lo scopo di sensibilizzare e approfondire l'argomento dell'inquinamento marino e del suo impatto sull ambiente, sugli habitat e sulle specie marine, affiancate da attività di formazione anche per i pescatori.
L'IMPORTANZA DELLA VOLONTÀ E DEL SOSTEGNO DEI PROGETTI EUROPEI
Questa linea di progetti è stata resa possibile non solo dalla volontà collettiva delle persone, ma anche dal prezioso supporto economico del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e Pesca, il quale ha consentito l'avviamento delle numerose attività e aiutato a creare maggiore consapevolezza.
La scelta dei consumatori, inoltre, ha un impatto importante nel limitare e ridurre questo fenomeno. Consumare prodotti a ridotto uso di plastica e l'attenzione allo smaltimento dei rifiuti sono gesti concreti in questo senso, ma anche scegliere di consumare prodotti locali, tra cui pesce del Mediterraneo, può aiutare a ridurre la catena di trasporto e, di conseguenza, dell'inquinamento marino che comporta.